sabato 21 novembre 2015

Il welfare.." fai da te"!


 
 
Verso un welfare a misura di donna: ecco cosa succede in Europa

 

Mentre in Italia siamo ancora al “welfare fai da te”

 

Nel sistema di welfare italiano la famiglia ricopre da sempre un ruolo fondamentale, sostenendo direttamente il costo di un ampio ventaglio di servizi per i propri componenti (soprattutto bambini, piccoli e anziani) che gli attori pubblici sono spesso incapaci di garantire, parzialmente o totalmente. Negli ultimi anni, a causa delle trasformazioni economiche, sociali e demografiche – calo del tasso natalità, invecchiamento della popolazione, impoverimento generalizzato, evaporazione legami familiari – per il sistema-famiglia è diventato sempre più difficile reggere il peso degli oneri di cura e assistenza sinora sostenuti. La crisi economica, in particolare, ha portato all’aumento dei rischi e dei bisogni sociali e ha ulteriormente indebolito le capacità di risposta del welfare tradizionale.

Il “welfare fai da te” delle famiglie è sempre più vicino al collasso. Il “welfare fai da te” o “welfare informale” mediamente pesa sui bilanci familiari per 667 euro mensili. Con queste risorse vengono pagati servizi di baby-sitting, lavori domestici, servizi di assistenza agli anziani e alle persone non autosufficienti che il settore pubblico non riesce a garantire.

Per salvaguardare un minimo di cura "professionale” molte famiglie hanno dovuto ridurre i  consumi, intaccare i risparmi e/o indebitarsi.

Invece (dall’altra “ parte del mondo”!) il quadro sociale Europeo pone maggiore attenzione ai nuovi rischi (new risk dimension),  sviluppa approcci imperniati sul ciclo di vita (life cycle approach), accresce i servizi e riduce i trasferimenti monetari (service dimension),  favorisce lo sviluppo del capitale umano (investment dimension) e favorisce il ricorso a soluzioni innovative sotto il profilo sociale (social Innovation dimension) attraverso: coinvolgimento in ruoli attivi di soggetti  che condividono i problemi,  attivazione di nuove risorse (umane, organizzative, tecnologiche, finanziarie), creazione di nuove forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, ricorso a strumenti finanziari non convenzionali. Mi chiedo,  quindi,  quale è il GAP che passa tra l’Italia e l’Europa? Dentro il quale viaggia semplicemente una risposta ai nuovi bisogni… La cura per i figli e l’assistenza agli anziani non può essere delegata alla donna ma deve passare in capo ad un sistema articolato di servizi. Altrimenti la difficoltà nella conciliazione famiglia-lavoro rappresenterà sempre più un freno allo sviluppo economico e sociale.

Il modello europeo vede ad esempio l’erogazione di un Voucher Universale del quale le famiglie possono usufruire con un ventaglio di servizi disponibili. E interessante è l’alleanza di più attori economici: Aziende, Casse mutue, Sindacati, Associazioni di categoria, terzo settore, Governi locali, Enti bilaterali, …che vanno a configurarsi,  con l’erogazione del voucher universale, nel processo di protezione sociale. Quando arriverà il concetto di “universale”  nel nostro bel Paese?

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