STUDIO 2014




Promozione sul territorio delle pari opportunità

Quali strumenti a sostegno delle donne?
Il welfare mancante: alla ricerca di nuove tutele



Le politiche sociali riservate alle donne sono ancora pochissime e disomogenee. La femminilizzazione del lavoro autonomo sembra essere avvenuta nella pressoché totale assenza di tutele, fatta eccezione per l’indennità di maternità.  La  carenza  del welfare che, poco flessibile e non in linea con le esigenze delle professioniste, compromette non solo le possibilità di sviluppo della professione, ma anche le future scelte progettuali.


Introduzione
La bassa partecipazione delle donne alla forza lavoro costituisce una delle più importanti “anomalie” italiane. Si tratta di un fenomeno correlato con la presenza di problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia come è stato ben documentato, tra l’altro, da una recente indagine condotta dall’Istat. In particolare, da tale studio emerge che i tassi di occupazione femminile (età 25-54) si riducono drasticamente in presenza di figli e circa un quarto delle persone inattive con responsabilità di cura dichiara che lavorerebbe se potesse ridurre il tempo dedicato alla cura. Di fronte a tale situazione, diventa cruciale l'investimento su politiche per la conciliazione famiglia-lavoro. La situazione nel Lazio non è tanto differente da quella italiana, soprattutto nel periodo di crisi che sta attraversando l’intero paese. Il punto di forza di iniziative del genere nel merito  risiede principalmente nell’offrire alle famiglie agevolazioni, tramite una diffusione delle informazioni. In ogni caso è da evidenziare che gli  effetti non vengono comunque mai stimati dal punto di vista economico (analisi costi/benefici), bensì solo valutati sulla base del miglioramento del clima aziendale, del grado di soddisfazione delle persone coinvolte e dell’incremento delle donne nelle posizioni di responsabilità o in attività dove in precedenza le donne erano quasi del tutto assenti. In sostanza nello scenario competitivo attuale l’attenzione volta al contenimento dei costi, visibili e occulti, rappresenta  la nuova frontiera per sopperire alla mancanza in generale di iniziative politiche a favore della conciliazione (leggi, interventi dello Stato, finanziamenti, ecc.) ed anche perché l’argomento economico susciterebbe maggiormente l’attenzione delle imprese.  Per favorire il reale e costante impegno delle aziende è necessario stimolare il monitoraggio di costi e benefici delle misure di Pari Opportunità e di conciliazione, come hanno fatto altri paesi europei, dove infatti sono divenute parte integrante delle strategie di competitività delle aziende. La gestione delle risorse umane nelle imprese è uno degli ambiti principali di intervento in quanto è determinante nel penalizzare o, al contrario, favorire l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro, nel bloccare o agevolare le pari opportunità di carriera tra uomini e donne e, più in generale, nel danneggiare o promuovere il benessere psicofisico delle persone. Da qui l’esigenza di conoscere meglio tali iniziative e, soprattutto, di approfondire le motivazioni che hanno portato alcune aziende a distinguersi per politiche del personale particolarmente attente e avanzate in questo campo.

Leadership al femminile
Le donne e la società hanno bisogno di uguaglianza e di pari opportunità. Le aziende hanno bisogno di differenza e di talento. Le organizzazioni, soprattutto in Italia, sprecano molto talento femminile. Quanto costa oggi alle aziende perdere idee, contributi, potenziale, rinunciando a "snidare" il talento femminile e a facilitarne l'espressione?
Le iniziative legate alla tematica della "leadership al femminile" hanno l'obiettivo di favorire l'empowerment delle donne affinché sia facilitata la loro carriera e la loro possibilità di accedere appunto a posizioni di leadership.
E' dimostrato da molte ricerche che le donne fanno più fatica degli uomini a sviluppare networking, autostima, competenze che ne favoriscano la carriera. Le organizzazioni possono scegliere di investire sullo sviluppo delle competenze delle donne e sulla facilitazione dell'espressione del loro talento, sapendo che il vantaggio competitivo in termini di innovazione e di costruzione di valore che ne ricaveranno varrà molto più dell'investimento fatto, anche dal punto di vista economico.
E' importante lavorare soprattutto sulla cultura organizzativa, ma anche costruire iniziative continuative volte a favorire l'espressione del talento femminile.



Le pari opportunità come patrimonio della collettività

Dal punto di vista strettamente economico, il lavoro femminile è un motore di crescita, perché gli introiti della donna aumentano sia  la ricchezza della famiglia che il benessere della comunità.  E’ evidente che l’aumento di offerta di lavoro femminile mette a disposizione del sistema più talenti e competenze. Molteplici gli strumenti dei quali le donne possono avvalersi, dai bandi dell’Unione europea alle iniziative territoriali, dagli sgravi fiscali agli incentivi sull’autoimprenditorialità femminile,  sia in fase di start-up che in quella di consolidamento.
A febbraio 2013 un altro traguardo è stato raggiunto, grazie al protocollo di intesa tra il Ministero dello Sviluppo economico, il Dipartimento delle pari opportunità e l’Unione delle Camere di commercio Unioncamere, finalizzato ad incoraggiare e sostenere le attività economiche “ in rosa” per la diffusione di una cultura imprenditoriale femminile.
Da sempre riconosciute come indispensabile perno dell’organizzazione sociale ed economica, “maestre” del comunicare e del gestire, le donne però  non hanno ancora trovato nella nostra cultura pieno riconoscimento a quella capacità di innovare che pure è così indissolubilmente legata al loro  essere, lasciandola confinata in un ruolo di marginalità. Le donne hanno  dimostrato proprio in questi ultimi anni un’ineguagliabile capacità di reazione poiché capaci di mettersi in discussione, di addentrarsi con coraggio e caparbietà in sentieri inesplorati, per guardare con fiducia al futuro.
La Regione Lazio ha rappresentato da questo punto di vista, oltre che un’eccezionale terreno di coltura “dell’innovazione al femminile”, un importante laboratorio di  sperimentazione. In particolare, l’artigianato,  settore a tradizionale vocazione femminile, vede grazie alla presenza crescente delle donne una riscoperta forte del ruolo dell’innovazione in tutte le sue dimensioni: nei prodotti, nei processi,  nelle modalità di commercializzazione, nella comunicazione.
Le donne “artigiane”  si esprimono  anche nella sperimentazione di un modello di gestione dell’impresa alternativo a quella maschile, in cui l’attenzione alle risorse umane, alle relazioni, alla comunicazione ed all’ascolto rappresentano  i pilastri di un modello di impresa i cui obiettivi di crescita economica sono sempre più indissolubilmente legati con valori di carattere umano e sociale. Purtroppo è da evidenziare anche però la penalizzazione su alcuni fronti quali  la crescita in carriera, il rapporto con il sistema bancario, l’accesso ai servizi di supporto alla famiglia.
E’ necessario diffondere quella logica distintiva di impresa femminile, che deve divenire, al di là del genere imprenditoriale, patrimonio condiviso della collettività, tramite varie forme a supporto del principio delle pari opportunità.
I successi di Confartigianato Donne impresa
Nell’anno 2012  la Confartigianato imprese Latina è stata protagonista di due importanti successi, tramite la realizzazione di due progetti formativi. Il primo, finanziato dal Comune di Latina,  concerneva nello svolgimento di un corso di formazione in sartoria, al fine di riscoprire mestieri artigianali, rivolgendosi ad un target di donne svantaggiate. In particolare lo stesso ha avuto come finalità  la valorizzazione delle donne con relativa  collocazione nel mercato del lavoro provinciale, inserendosi  il progetto nell'ambito delle azioni volte a favorire l'inclusione socio-lavorativa di soggetti svantaggiati. Il secondo progetto, finanziato dalla Fondazione Roma, riguardava un percorso formativo professionalizzante denominato “OperatoreCaaf”, durante il quale le allieve, alle quali sono stati riservati il 70% dei posti disponibili, hanno acquisito competenze specifiche del settore. Tale progetto è stato orientato  ad attuare il cosiddetto mainstreaming, cioè quella strategia che contribuisce a porre il punto di vista delle donne letteralmente al "centro della corrente" in tutte le politiche ed azioni, promuovendo la loro partecipazione al mondo del lavoro. Il principio delle pari opportunità, pertanto, inteso quale superamento delle più generali diversità di livello sociale e di condizione culturale e come promozione di pari diritti fra uomini e donne.



Donne e innovazione

Il rapporto tra donne e innovazione rappresenta forse uno degli aspetti meno esplorati
del complesso sistema di fattori che governano il nostro sviluppo.
Le politiche per la conciliazione rappresentano un importante fattore di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali e si ripropongono di fornire strumenti che, rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che gioca all'interno di società complesse. L’obiettivo delle pari opportunità viene perseguito  nelle  attività economiche, attraverso l’innalzamento delle quote di presenza femminile, ai vari livelli, ed aumentando la flessibilità degli orari e la dotazione di servizi familiari. Per creare migliori condizioni lavorative, l’impegno deve essere assunto soprattutto nel campo della formazione professionale.
Negli ultimi anni, le donne hanno rivisto profondamente anche il modo di lavorare,di stare dentro un mercato del lavoro in cui erano abituate a ricoprire ruoli per lo piùsubalterni. Sono molte quelle che hanno scommesso su se stesse, decidendo magaridi rinunciare alla sicurezza di un posto fisso per la voglia di rischiare in prima persona.La propensione crescente a mettersi in proprio testimonia non solo il livello di maturitàprofessionale raggiunto dalle donne nel Lazio, ma anche la consapevolezza delruolo, economico e sociale, che queste sono pronte a svolgere per l’intera collettività,sia nella veste di imprenditrici, che di libere professioniste. Un ruolo che non silimita al “far da sé” purché sia, ma che si esplicita nell’imprimere alla dimensionedell’essere e “fare impresa” quegli elementi di discontinuità che fanno delle donneun potente motore di innovazione per tutto il tessuto economico.Basti pensare al mondo dell’impresa, che anche nell’ultimo anno, come segnalatodai dati Unioncamere, ha visto crescere il numero delle “imprese in rosa” nellaRegione di oltre un punto percentuale. In questo settore il carattere innovativo dell’impresafemminile si esprime ad un duplice livello.
Da un lato, nella scelta dei rami di attività in cui si cimentano le nuove imprenditrici che vede una crescentepredilezione per quelli più innovativi e ad alto valore aggiunto, economico e sociale.Cresce infatti l’iniziativa femminile in tutti i servizi avanzati alle imprese (marketing,comunicazione, consulenza, etc), ma anche nel terziario sociale, nell’assistenza, laformazione, la cura delle persone: ambiti in cui l’esigenza di supplire efficacementeall’arretramento dello Stato, si unisce a quello di offrire una gamma di servizi semprepiù qualificati, ponendo una sfida in termini di innovazione delle logiche di tutto unintero comparto, sottoposto ad un rapido e profondo processo di cambiamento.Dall’altro lato, è l’ascesa femminile in quei mondi libero-professionali, tradizionalmenteappannaggio maschile, in cui le donne stanno ormai concorrendocon i colleghi maschi per un ruolo sempre più paritario (in molte professioni il processodi femminilizzazione ha raggiunto ormai la sua fase più matura): un cambiamentoche, come messo in evidenza da numerosi studi realizzati dal Censis edall’Isfol, ha visto ancora una volta le donne in grado di scardinare pregiudizi e ostacoliche solo fino a pochi anni fa sembravano insormontabili.E se il lavoro rappresenta la dimensione in cui il portato delle trasformazioni incorso ha il maggiore impatto anche tra le giovanissime, che intraprendono i percorsidi studio, è possibile individuare i sintomi di quell’attitudine ad innovare, ad usciredai percorsi prestabiliti, che le donne laziali stanno oggi esprimendo.
I migliori successi sul fronte universitario (su 100 laureati nel 2013 nel Lazio, 60 sonodonne), la tendenza ad uscire di casa prima dei colleghi maschi, la crescente preferenza
per quei percorsi di formazione terziaria dal marcato carattere tecnico scientifico(il Lazio è la regione italiana con la più alta percentuale di neolaureate in disciplinetecnico scientifiche), l’orientamento a maturare esperienze formative e dilavoro oltre i confini nazionali, ben rappresentano quella capacità e quella vogliatutta femminile di sapersi ripensare e reinventare.

Strumenti a sostegno delle donne

Gli strumenti di flexsecurity promossi dalla Giunta Polverini, finalizzati afavorire l’adozione da parte delle aziende di modelli organizzativi flessibili e l’attivazionedi servizi di conciliazione, tra cui asili, baby parking, etc, rappresentano l’altrogrande filone di intervento con l’obiettivo non solo di supportare concretamentele donne nel loro lavoro, ma soprattutto di diffondere quella logica distintiva diimpresa femminile, che deve divenire genere imprenditoriale. Diverse sono state poi le misure, finalizzate all’inserimento delle giovani donne nel mercatodel lavoro (PRODIGIO), al supporto delle donne che lavorano (VINCO), all’emersionedel lavoro irregolare (Lavoro in chiaro), non ultimo all’inserimento del principiodi Pari Opportunità in tutti i bandi della Regione.

2014: L’Anno europeo per la conciliazione

Il Parlamento Europeo ha adottato la Dichiarazione scritta n. 32 in cui si chiede la designazione del 2014 come Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare; un’iniziativa che nasce con l’intento di aumentare la consapevolezza di politiche specifiche negli Stati membri, ottenere un nuovo impegno politico per rispondere ai problemi che interessano le famiglie (in particolare quelli connessi alla crisi economica e sociale), attrarre l’attenzione e diffondere buone pratiche fra gli Stati membri, nonché promuovere politiche “family friendly”.Le politiche per la conciliazione rappresentano infatti un importante fattore di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali e servono a fornire strumenti che, rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che gioca all’interno di una società complessa. Queste politiche coinvolgono la società nella sua interezza, uomini  e donne, organizzazioni, la sfera privata come quella pubblica e hanno un impatto sul riequilibrio dei carichi di cura all’interno della coppia, sull’organizzazione del lavoro e dei tempi delle città.Per questa via si spera anche di contribuire a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020, che mira a sottrarre almeno 20 milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale e ad innalzare al 75% il tasso di occupazione delle donne e degli uomini di età compresa tra i 20 e i 64 anni. Mettendo in campo politiche di conciliazione e di condivisione dei carichi di cura, sarà anche possibile rilanciare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, rafforzare l’uguaglianza di genere e contribuire a rispondere alle sfide demografiche.L’iniziativa è stata denominata “Anno del Pinguino”,specie che, per natura, mette in atto strategie di condivisione dei carichi di cura: mentre un genitore bada ai cuccioli, l’altro si occupa di procurare cibo; al ritorno dalla pesca, i genitori si scambiano quindi i ruoli. Significativa in questo senso l’immagine scelta per la campagna: un’allegra famiglia di pinguini



La Sezione Speciale per l’imprenditoria femminile del Fondo di garanzia PMI

Partita la Sezione Speciale per l’imprenditoria femminile del Fondo di garanzia PMI che vede all’attivo 20 milioni di euro, che permetteranno di accedere a circa 300 milioni di euro di finanziamenti garantiti. Il Decreto del 27 dicembre 2013 del Ministero dello Sviluppo Economico che dà il via al Fondo PMI per le imprese femminili è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 9 del 13 gennaio 2014. Tale Fondo è stato istituito con la convenzione, sottoscritta il 14 marzo 2013 tra il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Le risorse sono state stanziate nella misura di 10 milioni di euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità, i rimanenti 10 milioni di euro sono effetto della compartecipazione del Fondo.
Le risorse stanziate verranno utilizzate per:
·         interventi di garanzia diretta, cogaranzia e controgaranzia del Fondo, volte a dare copertura di operazioni finanziarie finalizzate all’attività di impresa;
·         la ripartizione del rischio al 50% tra le risorse a valere sul Fondo e quelle della Sezione Speciale;
·         creare condizioni più favorevoli per la concessione della garanzia;
·         riservare una percentuale della dotazione ad interventi in favore di imprese start up.
Per accedere al Fondo le imprese rosa devono avere i seguenti requisiti:
·         le società cooperative e le società di persone devono essere costituite in misura non inferiore al 60% da donne;
·         le società di capitali le cui quote di partecipazione spettano in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne;
·         le imprese individuali gestite da donne.
Per accedere al Fondo è necessario inviare le domande di ammissione al Gestore – MCC, tramite posta (raccomandata a/r), o fax, o con eventuali altre modalità che verranno rese note dal Gestore con apposita circolare. 

Misure a favore dell'occupazione femminile, per l'uguaglianza salariale e la conciliazione della vita

Questi i temi affrontati in conferenza stampa del 18 dicembre 2013 dal Ministro Enrico Giovannini che, insieme al Viceministro con delega alle Pari Opportunità, Maria Cecilia Guerra, alla Consigliera Nazionale di Parità, Alessandra Servidori, e alla Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, ha illustrato i progetti e le iniziative che il Ministero ha realizzato nel 2013 e quelle che conta di lanciare nel 2014, anno europeo per la conciliazione famiglia-lavoro.
In particolare, il Ministro ha sottolineato l'importanza di fronteggiare la discriminazione che molte donne vivono sul mercato del lavoro, particolarmente penalizzate dalla crisi in atto, soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno. Per questo, ha aggiunto il Ministro, è certamente importante introdurre nuove norme di tutela ma anche dare concreta attuazione a quelle già esistenti, attraverso azioni che siano in grado di cambiare l'approccio culturale con cui le aziende, ma anche i singoli, guardano a questo tema.
Il Ministro, inoltre, ha voluto fare il punto sulla situazione sugli incentivi che sono stati avviati nei mesi scorsi: 6500 donne assunte grazie alle previsioni in favore di donne e over 50 della Legge 92/2012, di cui 2.000 a tempo indeterminato e 4.500 solo nel Mezzogiorno; 18.000 domande pervenute all'INPS a seguito degli incentivi all'occupazione giovanile, di cui il 38% ha riguardato donne (7.000 domande per assunzioni a tempo indeterminato di giovani donne fino a 29 anni, di cui 2700 solo nel Mezzogiorno).
Il Ministro Giovannini e il Viceministro Guerra hanno poi annunciato l'istituzione di una commissione sulla conciliazione lavoro-famiglia la cui attività sarà finalizzata a una ricognizione dello stato dell'arte e a individuare le azioni che potranno essere messe in atto, distinguendo quelle attuabili a titolo non oneroso da quelle per le quali sarà invece necessario sostenere costi. I lavori della commissione saranno svolti grazie alla collaborazione fra il Ministero del Lavoro, il Dipartimento Pari Opportunità, il Dipartimento della Famiglia e la Rete delle Consigliere di Parità. La commissione si avvarrà della collaborazione di un numero ristretto di esperti con competenze giuridiche, economiche e sociologiche.  (Fonte: Fisco eTasse)

Lo strumento dei  VOUCHER INPS
L’articolo 4, comma 24, lettera b) della legge 28 giugno 2012, n.92,  introduce in via sperimentale, per il triennio 2013 – 2015, la possibilità per la madre lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting, ovvero un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, da utilizzare negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi.
Possono accedere al beneficio:
  • le lavoratrici dipendenti;
  • le lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’art.2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n.335, (ivi comprese le libere professioniste, che non risultino iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria e non siano pensionate, pertanto tenute al versamento della contribuzione in misura piena), che si trovino in una delle seguenti condizioni:
  • negli 11 mesi successivi alla conclusione del periodo di congedo obbligatorio di maternità, e non abbiano fruito ancora di tutto o parte del periodo di congedo parentale;
  • gestanti, la cui data presunta del parto è fissata entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda.
Le lavoratrici madri possono accedere al beneficio anche per più figli, presentando una domanda per ogni figlio/nascituro (in caso di gravidanza plurima) purché ricorrano per ciascun figlio i requisiti sopra richiamati.

Non sono ammesse al beneficio:
  • le lavoratrici autonome iscritte ad altra gestione (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali di cui alle leggi 26 ottobre 1957, n. 1047, 4 luglio 1959, n. 463, e 22 luglio 1966, n. 613, imprenditrici agricole a titolo principale, pescatrici autonome della piccola pesca marittima e delle acque interne, disciplinate dalla legge 13 marzo 1958, n. 250);
  • le lavoratrici esentate totalmente dal pagamento della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati;
  • le lavoratrici che usufruiscono dei benefici di cui al Fondo per le Politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità istituito con l’art.19, comma 3, del decreto legge 4 giugno 2006, n.223, convertito dalla legge 4 agosto 2006, n.248.
 Alla luce di quanto disposto dall’art.1, commi 7 e 8, della citata legge 92/2012, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica – ha chiarito che la normativa in questione non è direttamente applicabile ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’art.1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, sino all’approvazione di apposita normativa che, su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione, individui e definisca gli ambiti, le modalità ed i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
Il beneficio consiste nelle seguenti forme di contributo, alternative tra loro:
  1. contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati;
  2. voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting;
L’importo del contributo è di 300,00 euro mensili ed è erogato per un periodo massimo di sei mesi (tre mesi per le lavoratrici iscritte alla gestione separata), divisibile solo per frazioni mensili intere, in alternativa alla fruizione del congedo parentale, comportando conseguentemente la rinuncia dello stesso da parte della lavoratrice.
 Le lavoratrici part-time potranno fruire del contributo in misura riproporzionata in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa.

MODALITÀ DI EROGAZIONE

  1. Il contributo per la fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati  viene erogato attraverso pagamento diretto alla struttura scolastica prescelta dalla madre, dietro esibizione, da parte della struttura stessa, della documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio, e fino a concorrenza dell’importo di 300 euro mensili, per ogni mese di congedo parentale non fruito dalla lavoratrice.
Detto contributo sarà erogato esclusivamente se il servizio per l’infanzia viene svolto da una struttura scolastica scelta dalla lavoratrice tra quelle presenti in un apposito elenco, che l’Istituto provvede a formare annualmente (per il triennio di sperimentazione) sulla base delle adesioni delle strutture stesse ad apposito bando.
L’elenco viene pubblicato sul sito web istituzionale (www.inps.it), affinché la madre lavoratrice, prima di presentare la domanda di ammissione al beneficio, possa verificare la presenza in elenco della struttura scolastica presso cui ha iscritto il figlio.
Per ogni ulteriore approfondimento si rinvia a quanto disposto nella circolare INPS n.48 del 28.03.2013
2.    Il contributo concesso per il pagamento dei servizi di baby sittingviene erogato attraverso il sistema di buoni lavoro ex art. 72 del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003 e successive modifiche ed integrazioni. L’Istituto pertanto erogherà 300 euro in voucher, per ogni mese di congedo parentale non fruito dalla lavoratrice.
I voucher sono unicamente cartacei e dovranno essere ritirati dalla madre lavoratrice presso la sede provinciale INPS territorialmente competente, individuata in base alla residenza o al domicilio temporaneo dichiarato nella domanda di accesso a tale prestazione. La madre lavoratrice potrà ritirare i voucher in un’unica soluzione oppure scegliere di ritirarne solo una parte o ritirarli con cadenza mensile, indicando espressamente il codice fiscale del figlio per cui è concesso il beneficio.
La madre lavoratrice potrà spendere detti voucher entro la scadenza degli stessi purché, prima dell’inizio della prestazione lavorativa del servizio di baby sitting, effettui (attraverso i consueti canali INPS/INAIL) la comunicazione preventiva di inizio prestazione, indicando oltre al proprio codice fiscale, il codice fiscale della prestatrice, il luogo di svolgimento della prestazione e le date presunte di inizio e di fine dell’attività lavorativa.
Per ogni ulteriore approfondimento si rinvia a quanto disposto nella circolare INPS n.48 del 28.03.2013.

LA DOMANDA

Al fine di consentire l’accesso a detti benefici, l’Istituto pubblica, sul proprio sito WEB, un bando nel quale sono stabiliti i tempi e le modalità di presentazione della domanda da parte delle lavoratrici madri, nonché tutte le informazioni relative alla procedura concorsuale e gli adempimenti conseguenti alla formazione della graduatoria.La domanda deve essere presentata all’Istituto in modo esclusivo attraverso il sito WEB istituzionale
In sede di domanda la lavoratrice richiedente deve:
  1. indicare a quale dei due benefici intende accedere, ed in caso di scelta del contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, indicare la struttura per l’infanzia (pubblica o privata accreditata) nella quale la lavoratrice stessa ha effettuato l’iscrizione del minore;
  2. indicare il periodo di fruizione del beneficio, specificando il numero di mesi;
  3. dichiarare la rinuncia alla fruizione del corrispondente numero di mesi di congedo parentale;
  4. dichiarare di aver presentato dichiarazione ISEE valida. A tal fine si ricorda che la dichiarazione ISEE ha validità di un anno dall'attestazione della presentazione e vale per tutti i componenti il nucleo familiare.
 ATTENZIONE: dal momento di presentazione della domanda e fino alla pubblicazione della graduatoria, per la madre lavoratrice è sospesa la possibilità di fruire del periodo di congedo parentale cui si rinuncia nella domanda di beneficio, detta fruizione sarà nuovamente consentita solo nel caso di collocamento in graduatoria in posizione non utile, ovvero in caso di rinuncia al beneficio.
 Entro 15 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande, l’Istituto provvederà a redigere e pubblicare sul proprio sito istituzionale, la graduatoria delle madri lavoratrici  ammesse al beneficio. Detta graduatoria è definita, secondo i criteri previsti dalla legge 28 giugno 2012, n.92, art.4, comma 24, lettera b), tenendo conto dell’ISEE - Indicatore della Situazione Economica Equivalente - con ordine di priorità per i nuclei familiari con ISEE di valore inferiore e, a parità di ISEE, secondo l’ordine di presentazione della domanda.
L’Istituto provvede ad avvisare il datore di lavoro della lavoratrice della proporzionale riduzione del periodo di congedo parentale conseguente alla concessione del beneficio. 
La rinuncia del beneficio può essere effettuata dal giorno successivo alla pubblicazione della graduatoria, esclusivamente in via telematica sul sito web dell’Istituto (www.inps.it). In caso la rinuncia avvenga in un periodo successivo al ritiro dei voucher, i voucher non ancora fruiti potranno essere restituiti, alla sede provinciale INPS presso la quale sono stati ritirati, che provvederà al loro annullamento.
La legge 215
La legge Imprenditoria femminile Legge 215 è lo strumento principale di agevolazione attraverso il quale il Ministero delle Attività produttive mette a disposizione dell’imprenditoria femminile stanziamenti, sotto forma di contributi in conto capitale, erogati a fronte di investimenti.
BENEFICIARI
In particolare l’Imprenditoria femminile Legge 215 si rivolge a:
-società cooperative o di persone costituite per almeno il 60% da donne;
-società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno 2/3, in possesso di donne;
– imprese individuali gestite da donne;
– imprese, consorzi, associazioni, enti di formazione e ordini professionali promotori di corsi di formazione imprenditoriale, servizi di consulenza e assistenza, la cui quote siano possedute per almeno il 70% da donne.
I soggetti beneficiari devono inoltre rientrare nella definizione di “piccola impresa”, determinata in base ai seguenti parametri: meno di 50 dipendenti; fatturato inferiore a 7 milioni di Euro o totale di bilancio inferiore a 5 milioni di Euro; indipendenza da imprese “partecipanti”.
INVESTIMENTI FINANZIABILI
I finanziamenti per l’Imprenditoria femminile Legge 215 possono essere concessi nei settori industria, artigianato, agricoltura, commercio, servizi e turismo, per i seguenti motivi:
- avvio di nuove attività;
– acquisizione di attività preesistenti;
– progetti aziendali innovativi;
– acquisizione di servizi reali.
SPESE AMMISIBILI
Le spese ammesse dalla legge possono essere acquisite tramite acquisto diretto o tramite il sistema della locazione finanziaria e sono inerenti a:
- Studi di fattibilità e piani d’impresa (2% dell’investimento ammesso)
– Progettazione e direzione dei lavori (5% dell’importo per opere murarie)
– Macchinari ed attrezzature
– Impianti generali
- Opere murarie (25% dei macchinari ed impianti)
– Beni usati (solo per acquisto di attività preesistenti)
– Software
– Brevetti
– Attività preesistenti
– Servizi reali
L’Imprenditoria femminile Legge 215 non ammette le seguenti tipologie di spese:
- Acquisto di minuterie ed utensili di uso manuale comune;
– spese per manutenzione ordinaria;
- acquisto di beni di uso promiscuo (ad es. personal computer portatili, autovetture, cellulari, ecc);
– scorte di materie prime, semilavorati e materiali di consumo; acquisto di terreni e fabbricati,  beni usati (ad eccezione del caso di acquisto di attività preesistente; avviamento; mezzi targati di trasporto merci.
AGEVOLAZIONE
Le agevolazioni consistono in contributi in conto capitale nei limiti massimi consentiti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di stato alle imprese in relazione alla localizzazione geografica.
Nel caso di avvio di Nuove attività, acquisto di attività preesistenti e realizzazione di progetti innovativi, di cui l’impresa può beneficiare sono 3:
1. contributo a fondo perduto: Finanziamento a fondo perduto, una parte del finanziamento sarà concesso a fondo perduto (senza obbligo di restituzione) e una parte a tasso agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni;
2. credito d’imposta;
3. finanziamento agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni.

Approfondimenti: Riferimenti utili dal web
Tipologie di Finanziamenti
                                  
Ricerca a cura della dott.ssa  Marina Gargiulo






























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