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Quali strumenti a
sostegno delle donne?
Il
welfare mancante: alla ricerca di nuove tutele
Le
politiche sociali riservate alle donne sono ancora pochissime e disomogenee. La
femminilizzazione del lavoro autonomo sembra essere avvenuta nella pressoché
totale assenza di tutele, fatta eccezione per l’indennità di maternità. La carenza del welfare che, poco flessibile e
non in linea con le esigenze delle professioniste, compromette non solo le
possibilità di sviluppo della professione, ma anche le future scelte
progettuali.
Introduzione
La bassa partecipazione delle donne
alla forza lavoro costituisce una delle più importanti “anomalie” italiane. Si
tratta di un fenomeno correlato con la presenza di problemi di conciliazione
tra lavoro e famiglia come è stato ben documentato, tra l’altro, da una recente indagine condotta
dall’Istat. In
particolare, da tale studio emerge che i tassi di occupazione femminile (età
25-54) si riducono drasticamente in presenza di figli e circa un quarto delle
persone inattive con responsabilità di cura dichiara che lavorerebbe se potesse
ridurre il tempo dedicato alla cura. Di fronte a tale situazione, diventa
cruciale l'investimento su politiche per la conciliazione famiglia-lavoro. La
situazione nel Lazio non è tanto differente da quella italiana, soprattutto nel
periodo di crisi che sta attraversando l’intero paese. Il punto di forza di
iniziative del genere nel merito risiede
principalmente nell’offrire alle famiglie agevolazioni, tramite una diffusione
delle informazioni. In ogni caso è da evidenziare che gli effetti non vengono comunque mai stimati dal
punto di vista economico (analisi costi/benefici), bensì solo valutati sulla
base del miglioramento del clima aziendale, del grado di soddisfazione delle
persone coinvolte e dell’incremento delle donne nelle posizioni di
responsabilità o in attività dove in precedenza le donne erano quasi del tutto
assenti. In sostanza nello scenario competitivo attuale l’attenzione volta al
contenimento dei costi, visibili e occulti, rappresenta la nuova frontiera per sopperire alla
mancanza in generale di iniziative politiche a favore della conciliazione
(leggi, interventi dello Stato, finanziamenti, ecc.) ed anche perché
l’argomento economico susciterebbe maggiormente l’attenzione delle
imprese. Per favorire il reale e costante
impegno delle aziende è necessario stimolare il monitoraggio di costi e
benefici delle misure di Pari Opportunità e di conciliazione, come hanno fatto
altri paesi europei, dove infatti sono divenute parte integrante delle
strategie di competitività delle aziende. La gestione delle risorse umane nelle
imprese è uno degli ambiti principali di intervento in quanto è determinante
nel penalizzare o, al contrario, favorire l’equilibrio tra tempi di vita e di
lavoro, nel bloccare o agevolare le pari opportunità di carriera tra uomini e
donne e, più in generale, nel danneggiare o promuovere il benessere psicofisico
delle persone. Da qui l’esigenza di conoscere meglio tali iniziative e,
soprattutto, di approfondire le motivazioni che hanno portato alcune aziende a
distinguersi per politiche del personale particolarmente attente e avanzate in
questo campo.
Leadership al femminile
Le donne e la società hanno bisogno di
uguaglianza e di pari opportunità. Le aziende hanno bisogno di differenza e di
talento. Le organizzazioni, soprattutto in Italia, sprecano molto talento
femminile. Quanto costa oggi alle aziende perdere idee, contributi, potenziale,
rinunciando a "snidare" il talento femminile e a facilitarne
l'espressione?
Le iniziative legate alla tematica
della "leadership al femminile" hanno l'obiettivo di favorire
l'empowerment delle donne affinché sia facilitata la loro carriera e la loro
possibilità di accedere appunto a posizioni di leadership.
E' dimostrato da molte ricerche che le
donne fanno più fatica degli uomini a sviluppare networking, autostima,
competenze che ne favoriscano la carriera. Le organizzazioni possono scegliere
di investire sullo sviluppo delle competenze delle donne e sulla facilitazione
dell'espressione del loro talento, sapendo che il vantaggio competitivo in
termini di innovazione e di costruzione di valore che ne ricaveranno varrà
molto più dell'investimento fatto, anche dal punto di vista economico.
E' importante lavorare soprattutto
sulla cultura organizzativa, ma anche costruire iniziative continuative volte a
favorire l'espressione del talento femminile.
Le pari opportunità come patrimonio della collettività
Dal punto di vista strettamente
economico, il lavoro femminile è un motore di crescita, perché gli introiti
della donna aumentano sia la ricchezza
della famiglia che il benessere della comunità.
E’ evidente che l’aumento di offerta di lavoro femminile mette a
disposizione del sistema più talenti e competenze. Molteplici gli strumenti dei
quali le donne possono avvalersi, dai bandi dell’Unione europea alle iniziative
territoriali, dagli sgravi fiscali agli incentivi
sull’autoimprenditorialità femminile,
sia in fase di start-up che in quella di consolidamento.
A febbraio 2013 un altro traguardo è
stato raggiunto, grazie al protocollo di intesa tra il Ministero dello Sviluppo
economico, il Dipartimento delle pari opportunità e l’Unione delle Camere di
commercio Unioncamere, finalizzato ad incoraggiare e sostenere le attività
economiche “ in rosa” per la diffusione di una cultura imprenditoriale
femminile.
Da sempre riconosciute come
indispensabile perno dell’organizzazione sociale ed economica, “maestre” del
comunicare e del gestire, le donne però
non hanno ancora trovato nella nostra cultura pieno riconoscimento a
quella capacità di innovare che pure è così indissolubilmente legata al
loro essere, lasciandola confinata in un
ruolo di marginalità. Le donne hanno
dimostrato proprio in questi ultimi anni un’ineguagliabile capacità di
reazione poiché capaci di mettersi in discussione, di addentrarsi con coraggio e
caparbietà in sentieri inesplorati, per guardare con fiducia al futuro.
La Regione
Lazio ha rappresentato da questo punto di vista, oltre che un’eccezionale
terreno di coltura “dell’innovazione al femminile”, un importante laboratorio
di sperimentazione. In particolare,
l’artigianato, settore a tradizionale
vocazione femminile, vede grazie alla presenza crescente delle donne una
riscoperta forte del ruolo dell’innovazione in tutte le sue dimensioni: nei
prodotti, nei processi, nelle modalità
di commercializzazione, nella comunicazione.
Le donne
“artigiane” si esprimono anche nella sperimentazione di un modello di
gestione dell’impresa alternativo a quella maschile, in cui l’attenzione alle
risorse umane, alle relazioni, alla comunicazione ed all’ascolto
rappresentano i pilastri di un modello
di impresa i cui obiettivi di crescita economica sono sempre più
indissolubilmente legati con valori di carattere umano e sociale. Purtroppo è
da evidenziare anche però la penalizzazione su alcuni fronti quali la crescita in carriera, il rapporto con il
sistema bancario, l’accesso ai servizi di supporto alla famiglia.
E’
necessario diffondere quella logica distintiva di impresa femminile, che deve
divenire, al di là del genere imprenditoriale, patrimonio condiviso della
collettività, tramite varie forme a supporto del principio delle pari opportunità.
I successi di
Confartigianato Donne impresa
Nell’anno 2012 la Confartigianato imprese Latina è stata
protagonista di due importanti successi, tramite la realizzazione di due
progetti formativi. Il primo, finanziato dal Comune di Latina, concerneva nello svolgimento di un corso di
formazione in sartoria, al fine di riscoprire mestieri artigianali,
rivolgendosi ad un target di donne svantaggiate. In particolare lo stesso ha
avuto come finalità la valorizzazione
delle donne con relativa collocazione
nel mercato del lavoro provinciale, inserendosi
il progetto nell'ambito delle azioni volte a favorire l'inclusione
socio-lavorativa di soggetti svantaggiati. Il secondo progetto, finanziato
dalla Fondazione Roma, riguardava un percorso formativo professionalizzante
denominato “OperatoreCaaf”, durante il quale le allieve, alle quali sono
stati riservati il 70% dei posti disponibili, hanno acquisito competenze
specifiche del settore. Tale progetto è stato orientato ad attuare il cosiddetto mainstreaming, cioè
quella strategia che contribuisce a porre il punto di vista delle donne
letteralmente al "centro della corrente" in tutte le politiche ed
azioni, promuovendo la loro partecipazione al mondo del lavoro. Il principio
delle pari opportunità, pertanto, inteso quale superamento delle più generali
diversità di livello sociale e di condizione culturale e come promozione di
pari diritti fra uomini e donne.
Donne e innovazione
Il
rapporto tra donne e innovazione rappresenta forse uno degli aspetti meno
esplorati
del
complesso sistema di fattori che governano il nostro sviluppo.
Le politiche per la conciliazione rappresentano
un importante fattore di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali
e si ripropongono di fornire strumenti che, rendendo compatibili sfera
lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al
meglio i molteplici ruoli che gioca all'interno di società complesse.
L’obiettivo delle pari opportunità viene perseguito nelle
attività economiche, attraverso l’innalzamento delle quote di presenza
femminile, ai vari livelli, ed aumentando la flessibilità degli orari e la
dotazione di servizi familiari. Per creare migliori condizioni lavorative,
l’impegno deve essere assunto soprattutto nel campo della formazione professionale.
Negli
ultimi anni, le donne hanno rivisto profondamente anche il modo di lavorare,di
stare dentro un mercato del lavoro in cui erano abituate a ricoprire ruoli per
lo piùsubalterni. Sono molte quelle che hanno scommesso su se stesse, decidendo
magaridi rinunciare alla sicurezza di un posto fisso per la voglia di rischiare
in prima persona.La propensione crescente a mettersi in proprio testimonia non
solo il livello di maturitàprofessionale raggiunto dalle donne nel Lazio, ma
anche la consapevolezza delruolo, economico e sociale, che queste sono pronte a
svolgere per l’intera collettività,sia nella veste di imprenditrici, che di
libere professioniste. Un ruolo che non silimita al “far da sé” purché sia, ma
che si esplicita nell’imprimere alla dimensionedell’essere e “fare impresa”
quegli elementi di discontinuità che fanno delle donneun potente motore di
innovazione per tutto il tessuto economico.Basti pensare al mondo dell’impresa,
che anche nell’ultimo anno, come segnalatodai dati Unioncamere, ha visto
crescere il numero delle “imprese in rosa” nellaRegione di oltre un punto
percentuale. In questo settore il carattere innovativo dell’impresafemminile si
esprime ad un duplice livello.
Da un
lato, nella scelta dei rami di attività in cui si cimentano le nuove
imprenditrici che vede una crescentepredilezione per quelli più innovativi e ad
alto valore aggiunto, economico e sociale.Cresce infatti l’iniziativa femminile
in tutti i servizi avanzati alle imprese (marketing,comunicazione, consulenza,
etc), ma anche nel terziario sociale, nell’assistenza, laformazione, la cura
delle persone: ambiti in cui l’esigenza di supplire
efficacementeall’arretramento dello Stato, si unisce a quello di offrire una
gamma di servizi semprepiù qualificati, ponendo una sfida in termini di
innovazione delle logiche di tutto unintero comparto, sottoposto ad un rapido e
profondo processo di cambiamento.Dall’altro lato, è l’ascesa femminile in quei
mondi libero-professionali, tradizionalmenteappannaggio maschile, in cui le
donne stanno ormai concorrendocon i colleghi maschi per un ruolo sempre più
paritario (in molte professioni il processodi femminilizzazione ha raggiunto
ormai la sua fase più matura): un cambiamentoche, come messo in evidenza da
numerosi studi realizzati dal Censis edall’Isfol, ha visto ancora una volta le
donne in grado di scardinare pregiudizi e ostacoliche solo fino a pochi anni fa
sembravano insormontabili.E se il lavoro rappresenta la dimensione in cui il
portato delle trasformazioni incorso ha il maggiore impatto anche tra le
giovanissime, che intraprendono i percorsidi studio, è possibile individuare i
sintomi di quell’attitudine ad innovare, ad usciredai percorsi prestabiliti,
che le donne laziali stanno oggi esprimendo.
I migliori
successi sul fronte universitario (su 100 laureati nel 2013 nel Lazio, 60
sonodonne), la tendenza ad uscire di casa prima dei colleghi maschi, la
crescente preferenza
per quei
percorsi di formazione terziaria dal marcato carattere tecnico scientifico(il
Lazio è la regione italiana con la più alta percentuale di neolaureate in
disciplinetecnico scientifiche), l’orientamento a maturare esperienze formative
e dilavoro oltre i confini nazionali, ben rappresentano quella capacità e
quella vogliatutta femminile di sapersi ripensare e reinventare.
Strumenti a sostegno delle donne
Gli
strumenti di flexsecurity promossi dalla Giunta Polverini, finalizzati
afavorire l’adozione da parte delle aziende di modelli organizzativi flessibili
e l’attivazionedi servizi di conciliazione, tra cui asili, baby parking, etc,
rappresentano l’altrogrande filone di intervento con l’obiettivo non solo di
supportare concretamentele donne nel loro lavoro, ma soprattutto di diffondere
quella logica distintiva diimpresa femminile, che deve divenire genere
imprenditoriale. Diverse sono state poi le misure, finalizzate all’inserimento
delle giovani donne nel mercatodel lavoro (PRODIGIO), al supporto delle donne
che lavorano (VINCO), all’emersionedel lavoro irregolare (Lavoro in chiaro),
non ultimo all’inserimento del principiodi Pari Opportunità in tutti i bandi
della Regione.
2014: L’Anno europeo per la conciliazione
Il Parlamento Europeo ha adottato la
Dichiarazione scritta n. 32 in cui si chiede la designazione del 2014 come Anno
europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare; un’iniziativa che nasce
con l’intento di aumentare la consapevolezza di politiche specifiche negli
Stati membri, ottenere un nuovo impegno politico per rispondere ai problemi che
interessano le famiglie (in particolare quelli connessi alla crisi economica e
sociale), attrarre l’attenzione e diffondere buone pratiche fra gli Stati
membri, nonché promuovere politiche “family friendly”.Le politiche per la conciliazione
rappresentano infatti un importante fattore di innovazione dei modelli sociali,
economici e culturali e servono a fornire strumenti che, rendendo compatibili
sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al
meglio i molteplici ruoli che gioca all’interno di una società complessa. Queste
politiche coinvolgono la società nella sua interezza, uomini e donne,
organizzazioni, la sfera privata come quella pubblica e hanno un impatto sul
riequilibrio dei carichi di cura all’interno della coppia, sull’organizzazione
del lavoro e dei tempi delle città.Per questa via si spera anche di contribuire
a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020, che mira a sottrarre almeno 20
milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale e ad innalzare al
75% il tasso di occupazione delle donne e degli uomini di età compresa tra i 20
e i 64 anni. Mettendo in campo politiche di conciliazione e di condivisione dei
carichi di cura, sarà anche possibile rilanciare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, rafforzare l’uguaglianza di genere e contribuire
a rispondere alle sfide demografiche.L’iniziativa è stata denominata “Anno del
Pinguino”,specie che, per natura, mette in atto strategie di condivisione dei
carichi di cura: mentre un genitore bada ai cuccioli, l’altro si occupa di
procurare cibo; al ritorno dalla pesca, i genitori si scambiano quindi i ruoli.
Significativa in questo senso l’immagine scelta per la campagna: un’allegra
famiglia di pinguini
Partita la Sezione Speciale per l’imprenditoria
femminile del Fondo di garanzia
PMI che vede
all’attivo 20 milioni di euro, che permetteranno di accedere a circa
300 milioni di euro di finanziamenti garantiti. Il Decreto del 27 dicembre
2013 del Ministero dello Sviluppo Economico che dà il via al Fondo PMI per le
imprese femminili è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 9 del 13
gennaio 2014. Tale Fondo è stato istituito con la convenzione, sottoscritta il
14 marzo 2013 tra il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del
Consiglio dei ministri, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero
dell’Economia e delle Finanze.
Le risorse sono state stanziate nella
misura di 10 milioni di euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità, i
rimanenti 10 milioni di euro sono effetto della compartecipazione del Fondo.
Le risorse stanziate verranno utilizzate per:
·
interventi
di garanzia diretta, cogaranzia e controgaranzia del Fondo, volte a dare copertura
di operazioni finanziarie finalizzate all’attività di impresa;
·
la
ripartizione del rischio al 50% tra le risorse a valere sul Fondo e quelle
della Sezione Speciale;
·
creare
condizioni più favorevoli per la concessione della garanzia;
·
riservare
una percentuale della dotazione ad interventi in favore di imprese start up.
Per accedere al Fondo le imprese rosa devono
avere i seguenti requisiti:
·
le
società cooperative e le società di persone devono essere costituite in misura
non inferiore al 60% da donne;
·
le
società di capitali le cui quote di partecipazione spettano in misura non
inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano
costituiti per almeno i due terzi da donne;
·
le
imprese individuali gestite da donne.
Per accedere al Fondo è necessario inviare le domande
di ammissione al Gestore – MCC, tramite posta (raccomandata a/r), o fax, o
con eventuali altre modalità che verranno rese note dal Gestore con apposita
circolare.
Misure a
favore dell'occupazione femminile, per l'uguaglianza salariale e la
conciliazione della vita
Questi i temi affrontati in conferenza stampa
del 18 dicembre 2013 dal Ministro Enrico Giovannini che, insieme al
Viceministro con delega alle Pari Opportunità, Maria Cecilia Guerra, alla
Consigliera Nazionale di Parità, Alessandra Servidori, e alla Presidente del
Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, ha illustrato
i progetti e le iniziative che il Ministero ha realizzato nel 2013 e quelle che
conta di lanciare nel 2014, anno europeo per la conciliazione famiglia-lavoro.
In particolare, il Ministro ha sottolineato
l'importanza di fronteggiare la discriminazione che molte donne vivono sul
mercato del lavoro, particolarmente penalizzate dalla crisi in atto,
soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno. Per questo, ha aggiunto il Ministro,
è certamente importante introdurre nuove norme di tutela ma anche dare concreta
attuazione a quelle già esistenti, attraverso azioni che siano in grado di
cambiare l'approccio culturale con cui le aziende, ma anche i singoli, guardano
a questo tema.
Il Ministro, inoltre, ha voluto fare il punto
sulla situazione sugli incentivi che sono stati avviati nei mesi scorsi: 6500
donne assunte grazie alle previsioni in favore di donne e over 50 della Legge
92/2012, di cui 2.000 a tempo indeterminato e 4.500 solo nel Mezzogiorno;
18.000 domande pervenute all'INPS a seguito degli incentivi all'occupazione
giovanile, di cui il 38% ha riguardato donne (7.000 domande per assunzioni a
tempo indeterminato di giovani donne fino a 29 anni, di cui 2700 solo nel
Mezzogiorno).
Il Ministro Giovannini e il Viceministro Guerra
hanno poi annunciato l'istituzione di una commissione sulla conciliazione
lavoro-famiglia la cui attività sarà finalizzata a una ricognizione dello stato
dell'arte e a individuare le azioni che potranno essere messe in atto,
distinguendo quelle attuabili a titolo non oneroso da quelle per le quali sarà
invece necessario sostenere costi. I lavori della commissione saranno svolti
grazie alla collaborazione fra il Ministero del Lavoro, il Dipartimento Pari Opportunità,
il Dipartimento della Famiglia e la Rete delle Consigliere di Parità. La
commissione si avvarrà della collaborazione di un numero ristretto di esperti
con competenze giuridiche, economiche e sociologiche. (Fonte:
Fisco eTasse)
Lo
strumento dei VOUCHER INPS
L’articolo 4, comma 24, lettera b) della legge 28 giugno 2012,
n.92, introduce in via sperimentale, per il triennio 2013 – 2015, la possibilità per la madre lavoratrice di
richiedere, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo
parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting, ovvero un
contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per
l'infanzia o dei servizi privati accreditati, da utilizzare negli undici mesi
successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi.
Possono accedere al beneficio:
- le lavoratrici dipendenti;
- le lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’art.2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n.335, (ivi comprese le libere professioniste, che non risultino iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria e non siano pensionate, pertanto tenute al versamento della contribuzione in misura piena), che si trovino in una delle seguenti condizioni:
- negli 11 mesi successivi alla conclusione del periodo di congedo obbligatorio di maternità, e non abbiano fruito ancora di tutto o parte del periodo di congedo parentale;
- gestanti, la cui data presunta del parto è fissata entro i quattro mesi successivi alla scadenza del bando per la presentazione della domanda.
Le
lavoratrici madri possono accedere al beneficio anche per più figli,
presentando una domanda per ogni figlio/nascituro (in caso di gravidanza
plurima) purché ricorrano per ciascun figlio i requisiti sopra richiamati.
Non sono ammesse al beneficio:
Non sono ammesse al beneficio:
- le lavoratrici autonome iscritte ad altra gestione (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali di cui alle leggi 26 ottobre 1957, n. 1047, 4 luglio 1959, n. 463, e 22 luglio 1966, n. 613, imprenditrici agricole a titolo principale, pescatrici autonome della piccola pesca marittima e delle acque interne, disciplinate dalla legge 13 marzo 1958, n. 250);
- le lavoratrici esentate totalmente dal pagamento della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati convenzionati;
- le lavoratrici che usufruiscono dei benefici di cui al Fondo per le Politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità istituito con l’art.19, comma 3, del decreto legge 4 giugno 2006, n.223, convertito dalla legge 4 agosto 2006, n.248.
Alla luce di quanto disposto dall’art.1, commi 7 e 8, della citata
legge 92/2012, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della
funzione pubblica – ha chiarito che la normativa in questione non è
direttamente applicabile ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche
amministrazioni di cui all’art.1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo
2001, n.165, sino all’approvazione di apposita normativa che, su iniziativa del
Ministro per la pubblica amministrazione, individui e definisca gli ambiti, le
modalità ed i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti
delle amministrazioni pubbliche.
Il beneficio consiste nelle seguenti forme di contributo, alternative
tra loro:
- contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati;
- voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting;
L’importo del contributo è di 300,00 euro mensili ed è erogato per un
periodo massimo di sei mesi (tre mesi per le lavoratrici iscritte alla gestione
separata), divisibile solo per frazioni mensili intere, in alternativa alla fruizione del congedo parentale, comportando
conseguentemente la rinuncia dello stesso da parte della lavoratrice.
Le lavoratrici part-time potranno fruire del contributo in misura
riproporzionata in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa.
MODALITÀ DI EROGAZIONE
- Il contributo per la fruizione della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati viene erogato attraverso pagamento diretto alla struttura scolastica prescelta dalla madre, dietro esibizione, da parte della struttura stessa, della documentazione attestante l’effettiva fruizione del servizio, e fino a concorrenza dell’importo di 300 euro mensili, per ogni mese di congedo parentale non fruito dalla lavoratrice.
Detto contributo sarà erogato esclusivamente se
il servizio per l’infanzia viene svolto da una struttura scolastica scelta
dalla lavoratrice tra quelle presenti in un apposito elenco, che l’Istituto
provvede a formare annualmente (per il triennio di sperimentazione) sulla base
delle adesioni delle strutture stesse ad apposito bando.
L’elenco viene pubblicato sul sito web
istituzionale (www.inps.it), affinché la madre lavoratrice, prima di presentare
la domanda di ammissione al beneficio, possa verificare la presenza in elenco
della struttura scolastica presso cui ha iscritto il figlio.
Per ogni ulteriore approfondimento si
rinvia a quanto disposto nella circolare INPS n.48 del 28.03.2013
2. Il contributo concesso per il pagamento dei
servizi di baby sittingviene erogato attraverso il sistema di buoni lavoro
ex art. 72 del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003 e successive
modifiche ed integrazioni. L’Istituto pertanto erogherà 300 euro in voucher,
per ogni mese di congedo parentale non fruito dalla lavoratrice.
I voucher sono unicamente cartacei e dovranno
essere ritirati dalla madre lavoratrice presso la sede provinciale INPS
territorialmente competente, individuata in base alla residenza o al domicilio
temporaneo dichiarato nella domanda di accesso a tale prestazione. La madre
lavoratrice potrà ritirare i voucher in un’unica soluzione oppure scegliere di
ritirarne solo una parte o ritirarli con cadenza mensile, indicando
espressamente il codice fiscale del figlio per cui è concesso il beneficio.
La madre lavoratrice potrà spendere detti
voucher entro la scadenza degli stessi purché, prima dell’inizio della
prestazione lavorativa del servizio di baby sitting, effettui (attraverso i
consueti canali INPS/INAIL) la comunicazione preventiva di inizio prestazione,
indicando oltre al proprio codice fiscale, il codice fiscale della prestatrice,
il luogo di svolgimento della prestazione e le date presunte di inizio e di
fine dell’attività lavorativa.
Per ogni ulteriore approfondimento si rinvia a
quanto disposto nella circolare INPS n.48 del 28.03.2013.
LA DOMANDA
Al fine di consentire l’accesso a detti benefici, l’Istituto pubblica,
sul proprio sito WEB, un bando nel quale sono stabiliti i tempi e le modalità
di presentazione della domanda da parte delle lavoratrici madri, nonché tutte
le informazioni relative alla procedura concorsuale e gli adempimenti
conseguenti alla formazione della graduatoria.La domanda deve essere
presentata all’Istituto in modo esclusivo attraverso il sito WEB
istituzionale.
In sede di domanda la lavoratrice richiedente deve:
- indicare a quale dei due benefici intende accedere, ed in caso di scelta del contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, indicare la struttura per l’infanzia (pubblica o privata accreditata) nella quale la lavoratrice stessa ha effettuato l’iscrizione del minore;
- indicare il periodo di fruizione del beneficio, specificando il numero di mesi;
- dichiarare la rinuncia alla fruizione del corrispondente numero di mesi di congedo parentale;
- dichiarare di aver presentato dichiarazione ISEE valida. A tal fine si ricorda che la dichiarazione ISEE ha validità di un anno dall'attestazione della presentazione e vale per tutti i componenti il nucleo familiare.
ATTENZIONE: dal momento di presentazione della domanda e
fino alla pubblicazione della graduatoria, per la madre lavoratrice è sospesa
la possibilità di fruire del periodo di congedo parentale cui si rinuncia nella
domanda di beneficio, detta fruizione sarà nuovamente consentita solo nel caso
di collocamento in graduatoria in posizione non utile, ovvero in caso di
rinuncia al beneficio.
Entro 15 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione
delle domande, l’Istituto provvederà a redigere e pubblicare sul proprio sito
istituzionale, la graduatoria delle madri lavoratrici ammesse al
beneficio. Detta graduatoria è definita, secondo i criteri previsti dalla
legge 28 giugno 2012, n.92, art.4, comma 24, lettera b), tenendo conto
dell’ISEE - Indicatore della Situazione Economica Equivalente - con ordine di
priorità per i nuclei familiari con ISEE di valore inferiore e, a parità di
ISEE, secondo l’ordine di presentazione della domanda.
L’Istituto provvede ad avvisare il datore di lavoro della lavoratrice
della proporzionale riduzione del periodo di congedo parentale conseguente alla
concessione del beneficio.
La rinuncia del beneficio può essere effettuata dal giorno successivo alla pubblicazione della
graduatoria, esclusivamente in via telematica sul sito web dell’Istituto
(www.inps.it). In caso la rinuncia avvenga in un periodo successivo al ritiro
dei voucher, i voucher non ancora fruiti potranno essere restituiti, alla sede
provinciale INPS presso la quale sono stati ritirati, che provvederà al loro
annullamento.
La legge 215
La legge Imprenditoria femminile Legge 215 è lo strumento
principale di agevolazione attraverso il quale il Ministero delle Attività produttive
mette a disposizione dell’imprenditoria femminile stanziamenti, sotto forma di
contributi in conto capitale, erogati a fronte di investimenti.
BENEFICIARI
In
particolare l’Imprenditoria femminile Legge 215 si rivolge a:
-società cooperative o di persone costituite per almeno il 60% da donne;
-società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno 2/3, in possesso di donne;
– imprese individuali gestite da donne;
– imprese, consorzi, associazioni, enti di formazione e ordini professionali promotori di corsi di formazione imprenditoriale, servizi di consulenza e assistenza, la cui quote siano possedute per almeno il 70% da donne.
-società cooperative o di persone costituite per almeno il 60% da donne;
-società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno 2/3, in possesso di donne;
– imprese individuali gestite da donne;
– imprese, consorzi, associazioni, enti di formazione e ordini professionali promotori di corsi di formazione imprenditoriale, servizi di consulenza e assistenza, la cui quote siano possedute per almeno il 70% da donne.
I soggetti beneficiari devono inoltre rientrare nella definizione di
“piccola impresa”, determinata in base ai seguenti parametri: meno di 50
dipendenti; fatturato inferiore a 7 milioni di Euro o totale di bilancio
inferiore a 5 milioni di Euro; indipendenza da imprese “partecipanti”.
INVESTIMENTI FINANZIABILI
I
finanziamenti per l’Imprenditoria femminile Legge 215 possono essere
concessi nei settori industria, artigianato, agricoltura, commercio, servizi e
turismo, per i seguenti motivi:
- avvio di nuove attività;
– acquisizione di attività preesistenti;
– progetti aziendali innovativi;
– acquisizione di servizi reali.
- avvio di nuove attività;
– acquisizione di attività preesistenti;
– progetti aziendali innovativi;
– acquisizione di servizi reali.
SPESE AMMISIBILI
Le spese
ammesse dalla legge possono essere acquisite tramite acquisto diretto o tramite
il sistema della locazione finanziaria e sono inerenti a:
- Studi di fattibilità e piani d’impresa (2% dell’investimento ammesso)
– Progettazione e direzione dei lavori (5% dell’importo per opere murarie)
– Macchinari ed attrezzature
– Impianti generali
- Opere murarie (25% dei macchinari ed impianti)
– Beni usati (solo per acquisto di attività preesistenti)
– Software
– Brevetti
– Attività preesistenti
– Servizi reali
- Studi di fattibilità e piani d’impresa (2% dell’investimento ammesso)
– Progettazione e direzione dei lavori (5% dell’importo per opere murarie)
– Macchinari ed attrezzature
– Impianti generali
- Opere murarie (25% dei macchinari ed impianti)
– Beni usati (solo per acquisto di attività preesistenti)
– Software
– Brevetti
– Attività preesistenti
– Servizi reali
L’Imprenditoria
femminile Legge 215 non ammette le seguenti tipologie di spese:
- Acquisto di minuterie ed utensili di uso manuale comune;
– spese per manutenzione ordinaria;
- acquisto di beni di uso promiscuo (ad es. personal computer portatili, autovetture, cellulari, ecc);
– scorte di materie prime, semilavorati e materiali di consumo; acquisto di terreni e fabbricati, beni usati (ad eccezione del caso di acquisto di attività preesistente; avviamento; mezzi targati di trasporto merci.
- Acquisto di minuterie ed utensili di uso manuale comune;
– spese per manutenzione ordinaria;
- acquisto di beni di uso promiscuo (ad es. personal computer portatili, autovetture, cellulari, ecc);
– scorte di materie prime, semilavorati e materiali di consumo; acquisto di terreni e fabbricati, beni usati (ad eccezione del caso di acquisto di attività preesistente; avviamento; mezzi targati di trasporto merci.
AGEVOLAZIONE
Le agevolazioni consistono in contributi in conto capitale nei limiti
massimi consentiti dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di stato
alle imprese in relazione alla localizzazione geografica.
Nel caso
di avvio di Nuove attività, acquisto di attività preesistenti e realizzazione
di progetti innovativi, di cui l’impresa può beneficiare sono 3:
1. contributo a fondo perduto: Finanziamento a fondo perduto, una parte del finanziamento sarà concesso a fondo perduto (senza obbligo di restituzione) e una parte a tasso agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni;
2. credito d’imposta;
3. finanziamento agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni.
1. contributo a fondo perduto: Finanziamento a fondo perduto, una parte del finanziamento sarà concesso a fondo perduto (senza obbligo di restituzione) e una parte a tasso agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni;
2. credito d’imposta;
3. finanziamento agevolato dello 0,5% da restituire in 10 anni.
Approfondimenti:
Riferimenti utili dal web
Tipologie di Finanziamenti
- Finanziamenti europei 2014
- Contributi a fondo perduto 2014
- Finanziamenti PMI 2014
- Prestito d’onore 2014
- Finanziamenti imprese giovanili 2014
- Imprenditoria femminile
- Finanziamenti nuove imprese Legge 236
- Finanziamenti a fondo perduto 2014
- Fondo di garanzia 2014
Ricerca a cura della
dott.ssa Marina Gargiulo
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