"Se
potessi avere mille lire al mese" chi non conosce questa vecchia
canzone, spaccato di un'Italia di 70 anni fa.. Le nostre madri
sicuramente la ricordano. Magari la sensazione è di un passato
lontano. Ma pensata in termini di economia è tutt'altro che
passato. Anzi.. Se pensiamo che 50 centesimi di euro oggi non
bastano nemmeno per un caffè. Il problema della gestione
dell'economia soprattutto domestica riguarda principalmente le donne,
che ogni giorno sono chiamate a far quadrare i conti.
Uno
studio recente sulla capacità di spesa nell’area euro
dimostra come la macchina prosciugatrice europea alimentata
dall’ortodossia monetaria della Germania abbia impoverito i paesi
del sud Europa ed in particolar modo ammazzato il ceto medio
italiano. L’effetto trascinamento del cambio lira-euro entrato
in vigore dal primo gennaio 2002 con lo sciagurato tasso di cambio
fissato a 1.936,27 lire ad euro, ha svuotato le tasche delle
famiglie italiane, al ritmo di 1.100 euro l’anno di rincari
speculati, per un conto finale superiore a 11.000 euro pro-capite
nell’ultimo decennio.
Dall’ingresso nell’euro,
si è registrata una perdita del potere di acquisto, che anche le
statistiche ufficiali sono costrette a riconoscere, con un vero e
proprio trasferimento di ricchezza stimato in 265,3 miliardi di euro,
dalle tasche dei consumatori a quelle di coloro che hanno avuto la
possibilità di determinare prezzi e tariffe, al riparo dai dovuti
controlli delle inutili, forse contigue, autorità di settore.
Nello
specifico, i prodotti il cui prezzo è aumentato in modo
esponenziale, ad es. la penna a sfera aumentata del + 207,7%, seguita
dal tramezzino (+198,7%) e dal cono gelato con (+159,7%), la
confezione di caffè da 250 grammi (+136,5%), il supplì (+123,9%),
un chilo di biscotti frollini (+113,3%), la giocata minima del lotto
(+ 97,8%). Aumenti vertiginosi su prodotti di largo consumo.
Si
registra anche l’aumento dei costi delle abitazioni,
problema gigantesco per le famiglie italiane, sia per acquisto che
per l’affitto e per il costo mensile complessivo, registrando 25
anni di stipendio nel 2012 per acquistare un appartamento di 90 metri
quadri che nel 2001 ne costava 15 anni di stipendio medio, a conferma
di un aumento vertiginoso dei prezzi e conseguente crollo del mercato
immobiliare.
Il
crollo dei consumi che ha colpito anche il ceto medio ed i
redditi che potevano essere definiti dei “benestanti” è
dimostrato inconfutabilmente sulla capacità di spesa, diminuita
incredibilmente. Cosa cantare oggi quindi? "Vietato morire"?
Riflessioni
di Marina Gargiulo
Presidente
Confartigianato Donna impresa
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