martedì 20 dicembre 2016

Il volto femminile del sistema produttivo


Grazie al patrimonio del Registro delle imprese delle Camere di commercio, è possibile quantificare l’effettiva dimensione dell’imprenditoria femminile dal punto di vista dell’impresa come unità economica: informazioni utili e più appropriate per la migliore definizione delle politiche a favore dell’imprenditorialità per questo specifico segmento produttivo. Tale patrimonio informativo fondato sui dati di Registro e valorizzato con l’Osservatorio dell’imprenditoria femminile, pone il nostro Paese all’avanguardia tra i paesi più avanzati, perché rappresenta una vera e propria best practice pienamente riconosciuta a livello internazionale, che consente di disegnare e sviluppare le politiche sull’imprenditoria femminile con un maggiore grado di precisione del target di riferimento. Del resto, l’Italia si è accreditato come paese di lunga tradizione sulle politiche per l’imprenditorialità femminile a confronto con tanti altri paesi avanzati.Una impresa su cinque in Italia è femminile. Secondo gli ultimi dati, nel 2016 le imprese femminili ammontano a 1 milione e 312 mila, corrispondenti al 21,7% del totale imprenditoriale.

Più servizi e agricoltura e meno industria: le imprese femminili a confronto con quelle maschili. Sotto il profilo strettamente settoriale, le imprese femminili sono maggiormente concentrate nel settore dei servizi, dove operano circa i due terzi (65,5%; oltre 850 mila) del totale delle imprese “rosa” contro solo poco più della metà nel caso delle imprese maschili (54,0%), e nel settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca), in cui si concentra quasi il 17% delle imprese femminili (circa 220 mila) contro solo poco più dell’11% di imprese maschili. Se da un lato il ruolo della donna può contribuire a portare innovazione in un settore più “storico e tradizionale” come quello agricolo o in molti volti del terziario, dall’altro lato appare importante aiutare ad avvicinare il fare impresa femminile al settore industriale, con particolare riguardo a molti ambiti del manifatturiero più high-tech, perché significherebbe fare entrare la donna in modalità imprenditoriali più complesse sì, ma dall’alto tasso di crescita tecnologica, innovativa e aziendale.

Dimensione “micro” e conduzione “individuale”: 97 imprese su 100 guidate da donne hanno meno di 10 addetti. Riguardo alla forma giuridica, il 65% delle imprese femminili sono ditte individuali contro il 50,9% nel caso di quelle maschili. Nei settori dell’alimentare, della moda e della lavorazione dei minerali non metalliferi (vetro, ceramica, ecc.) l’artigianato è più presente tra le imprese femminili che fra quelle maschili. Nel settore alimentare il 69,6% delle imprese femminili sono artigiane (10.200 in termini assoluti) contro il 56,2% nel caso delle imprese maschili; nella moda sono artigiane il 68,7% delle imprese femminili (circa 25 mila) contro il 42,5% di quelle maschili; nella lavorazione dei minerali non metalliferi le imprese artigiane rappresentano il 56,3% (2.400 in termini assoluti) tra le imprese femminili contro il 51,1% tra le imprese maschili. Chiare evidenze di quanto sia veramente forte il connubio “impresa femminile-artigianato” in alcuni ambiti del made in Italy.

Ancora, 6 le filiere dell’imprenditoria in rosa che emergono a partire dai settori più femminili che rappresentano quindi il core di ciascuna di esse. Primeggia per tasso di femminilizzazione la filiera “Cultura, sport e benessere”, Seguono poi le altre filiere: “Moda”, Turismo”, “Assistenza socio sanitaria”, “Agroalimentare” “Terziario avanzato”.

Le imprese femminili crescono e più velocemente di quelle maschili: pesano ancora poco sul tessuto imprenditoriale ma sono in crescita. Le startup innovative femminili hanno davanti un enorme potenziale da sfruttare.

La maggiore parità di genere è quella poi che offre la green economy. La green economy, intesa come la transizione verso un’economia sostenibile sotto il profilo ambientale ed efficiente nell’uso delle risorse naturali, è un fenomeno pervasivo, con orizzonti ampi e variegati, che racchiude molteplici opportunità per le imprese, con notevoli ricadute in particolare sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Le assunzioni con preferenza esplicita per le donne riguardano ben il 75% della domanda di lavoro

Analisi elaborata dalla dott.ssa  Marina Gargiulo
Presidente Confartigianato Donna impresa




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