Occupazione: la presenza femminile si attesta al 16%,
quasi cinque punti inferiori al 20,8% della media Eurozona.
Ancora poche le donne nel mercato del lavoro rispetto alla media
europea. In relazione alla partecipazione delle donne al mercato
del lavoro – espressa dal tasso di attività – si rileva il
primato della Svezia, con otto donne su dieci che si offrono sul
mercato del lavoro (tasso all’81,4%), seguono la Finlandia con il
76,6%, la Danimarca con il 75,7%, ed i Paesi Bassi con il 75,3%. Tra
le regioni e le province autonome italiane il tasso di attività
femminile più alto è della Provincia Autonoma di Bolzano che si
posiziona al 15° posto con un tasso pari al 68,7%, valore superiore
al 67,7% della Francia ed al 67,8% della media UE. Al contrario è
più bassa la partecipazione delle donne al mercato del lavoro nel
Mezzogiorno e le sue regioni si posizionano agli ultimi posti: la
Sicilia (38,7%) è ultima, preceduta da Campania (39,4%), Calabria
(40,5%), Puglia (41,2%), Basilicata (44,4%), Molise (48,9%), Sardegna
(50,1%) e Abruzzo (51,4%). Queste performance contribuiscono a
posizionare l’Italia all’ultimo posto nell’Unione con un
tasso di attività femminile del 56,0%, 11,8 punti percentuali
sotto la media dell’UE. Per non dimenticare che il sistema di
welfare italiano si conferma una ‘coperta corta’:
l’aumento della spesa pensionistica genera un fenomeno di
spiazzamento della spesa sociale destinata a giovani e famiglie.
L’analisi degli ultimi dati disponibili a settembre 2017 (fonte:
Ufficio studi della Confartigianato Donna impresa) evidenzia una
pausa della crescita dell’occupazione. Sulla base delle aspettative
delle imprese l’occupazione è attesa in miglioramento nei prossimi
mesi in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni. Su base annua
si conferma una crescita dell’occupazione (+1,4%, +326 mila) che
interessa uomini (+215 mila) e donne (+112 mila) e che si concentra
nei lavoratori dipendenti (+387 mila, di cui +361 mila a termine e
+26 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-60 mila).
L’aumento è trainato dagli occupati ultracinquantenni (+415 mila);
crescono anche gli occupati under 35 (+22 mila), mentre calano i
35-49enni (-110 mila, sui quali influisce in modo determinante il
calo demografico di questa classe). Nello stesso periodo diminuiscono
sia i disoccupati (-5,1%, -155 mila) sia gli inattivi (-1,4%, -189
mila). Il tasso di occupazione si attesta al 58,1%, stabilizzato
(-0,1 punti percentuali) rispetto al mese precedente e in aumento di
0,7 punti rispetto un anno prima. Il rapporto tra occupati e
popolazione è di 2,8 punti superiore al minimo di settembre 2013 pur
rimanendo inferiore di 0,8 punti al massimo pre crisi di aprile 2008;
se consideriamo la distanza di 3,6 punti che intercorre tra il minimo
di 55,3% di settembre 2013 ed il massimo di 58,9% di aprile 2008, a
settembre 2017 il tasso di occupazione ha recuperato il 78,5%
dell’intera distanza. Nonostante il miglioramento degli ultimi
quattro anni va ricordato che l’Italia si colloca al penultimo
posto nell’Unione a 28 per rapporto tra occupati e popolazione,
davanti solo alla Grecia. Nel secondo trimestre 2017 nel settore
Energia e utilities si ferma il trend positivo del mercato del
lavoro. Se prendiamo come riferimento i dati sull’occupazione per
settore forniti da Eurostat - e li valutiamo in media mobile annuale
- nel secondo trimestre del 2017 nel settore composto da Fornitura di
energia elettrica e gas e Fornitura di acqua e gestione dei rifiuti
(sezioni D ed E Ateco 2007) l’occupazione in Italia rimane
invariata (+0,0%) peggiorando il +2,8% del primo trimestre 2017 e il
+2,3% del quarto trimestre 2016 e interrompendo un trend che era
positivo da due anni. L’andamento dell’occupazione nel settore
energetico in Italia è in controtendenza rispetto agli altri
maggiori Paesi europei. Nell’Eurozona gli occupati salgono del 3,0%
migliorando il +1,6% del primo trimestre 2017 e sono in territorio
positivo Francia (+5,0% in miglioramento rispetto al +3,9% del primo
trimestre 2017), Spagna (+2,5% dopo il -4,4% del primo trimestre
2017) e Germania (+2,1% dopo il -0,8% del trimestre precedente). La
stazionarietà dell’occupazione del settore energetico in Italia è
la combinazione di un aumento del 4,2% dell’occupazione in Energia
elettrica e gas e una diminuzione del 2,2% in Acqua e rifiuti.
Segnano un calo del 4,3% le occupate donne mentre gli uomini
aumentano dello 0,8%. L’analisi di genere del mercato del lavoro -
esaminata nel rapporto presentato alla Convention di Donne Impresa di
Confartigianato del mese scorso - evidenzia una crescente
partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che però rimane
sensibilmente inferiore rispetto agli altri paesi europei. Tale
situazione si conferma anche nel comparto dell’Energia e utilities
dove la quota di donne occupate è pari al 16,0% del totale,
inferiore al 20,8% dell’Eurozona, in diminuzione di 0,8 punti
nell’ultimo anno e di 3,1 punti rispetto al massimo del quarto
trimestre 2014; la quota delle lavoratrici donne è del 23,0% in
Germania, del 22,7% in Francia e del 18,1% in Spagna. Nel dettaglio
settoriale l’incidenza delle occupate donne in Italia è del 12,4%
nelle imprese di Acqua e rifiuti (18,0% in Eurozona) mentre è dieci
punti superiore, pari al 22,7% in Energia e gas (valore più vicino
al 23,9% della media Uem).